GOITO. Dietro al successo della Goitese, vincitrice dello scudetto di
serie B e promossa in A, c'è la storia curiosa di un ragazzo che ha
tradito il "Dio pallone" per dedicarsi interamente al tamburello, sport
tradizionale con di certo meno visibilità del calcio.
Ma Nicolò Guerreschi, 23enne fondocampista, è contento così e
rifarebbe senza dubbio la sua scelta: «Il tamburello mi lascia molto più
tempo libero rispetto al calcio che, con i suoi ritmi, mi aveva
stufato. Con il pallone poi non avrei mai potuto esprimermi a grandi
livelli mentre adesso ho l'opportunità di giocare nella massima serie,
dove l'anno prossimo contiamo di toglierci alcune soddisfazioni». La
carriera sportiva di Nicolò ha avuto inizio a 5 anni, età in cui ha
incominciato a dedicarsi al calcio a Goito dove risiede. Pochi anni più
tardi il primo approccio al tamburello che, per un breve periodo, ha
praticato assieme al pallone. Dagli 11 anni in poi però sembra che nel
suo destino ci sia solo il calcio: dopo due stagioni con i Giovanissimi
del Montichiari, passa al Marmirolo dove resta per cinque campionati,
gli ultimi due giocati in Eccellenza. Poi il passaggio alla Rivaltese
dove Nicolò, che di ruolo è centrocampista, vince il torneo di Prima
categoria e disputa quello successivo in Promozione. L'anno scorso un
altro trasferimento, questa volta al Monzambano, sempre in Prima, dove
Guerreschi rimane però fino a dicembre. Dal gennaio di quest'anno
infatti ritorna al suo antico amore, il tamburello. Ingaggiato dalla
Goitese, che allestisce una rosa volta alla conquista della serie A,
Nicolò si rivela uno degli uomini decisivi per il grande salto,
legittimato dalla conquista del tricolore di B. «Abbiamo disputato una
grande annata - commenta - ma non vogliamo fermarci qui. Sabato infatti,
sempre contro il Castiglione, ci giocheremo la Supercoppa dei cadetti.
Vogliamo vincere». La differenza tra calcio e tamburello è evidente:
«C'è molta meno pressione e meno ansia legata al risultato. Con un
allenamento a settimana, più la partita, mi sento davvero bene ora. La
scelta fatta è quella giusta». Nicola Artoni (la Gazzetta di Mantova)
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